Premio Letterario La Ghianda di Cinemambiente ad Antonella Anedda.

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Sabato 11 giugno al Circolo dei lettori alle ore 18.00, incontro con Antonella Anedda. Dialogheranno con la poetessa Serenella Iovino, docente di Italian Studies and Environmental Humanities presso la University of North Carolina, e lo scrittore e poeta Tiziano Fratus.

Premio Letterario La Ghianda di Cinemambiente ad Antonella Anedda.

Il Premio Letterario La Ghianda di Cinemambiente è destinato ad un’autrice o autore che nel corso del proprio percorso letterario e artistico abbia dedicato con passione la scrittura ad un’indagine profonda e personale con l’ambiente, il paesaggio e la natura.

Quest’anno è assegnato alla poetessa e scrittrice Antonella Anedda.

Nata nel 1955 a Roma da una famiglia di origini sarde e corse, Antonella Anedda, dopo gli studi classici e l’università all’estero, esordisce a trentaquattro anni e da subito i poeti e la critica si accorgono della sua originalità. Nell’arco di tre decenni pubblica sedici titoli, tra i quali spiccano le opere Residenze invernali, Notti di pace occidentale, Il catalogo della gioia, Isolatria, Historiae e Geografie, e riceve molti premi come il Diego Valeri, il Montale, il Frascati, il Viareggio-Repaci, il Pascoli, il Puškin e il Cesare Pavese.

Fin dagli inizi della sua produzione letteraria, ha saputo comporre versi che hanno dimostrato un profondo attaccamento alla “terra”, sia la terra del sé, l’intima sospensione dove le parole vengono ostentate, carattere forte e diffuso tra le poetesse contemporanee, sia la terra in quanto opera di una costante crescita ed evoluzione, come gli alberi, le erbe, i paesaggi, i continenti, i boschi. C’è sempre qualcuno che guarda qualcosa, c’è sempre un piccolo spettacolo in atto che noi raggiungiamo grazie alle preziose reti verbali di Antonella Anedda. Ecco come si esprime la critica: «Una capacità davvero notevole di fermare e cristallizzare i sentimenti e le emozioni in architetture formali e rigorose, in arabeschi di oggetti nitidi, lucidissimi, carichi di inquietudini e di aspirazioni esistenziali» (Roberto Galaverni, in Nuovi poeti italiani contemporanei, Guaraldi). «Ciò che ci cattura è la percezione del gesto che porge a parola. Mentre la parola viene lasciata a testimoniare per se stessa, a disporre nel bianco, non della pagina, ma del vuoto che la pagina rappresenta, le poche, nettissime immagini di sofferenza e di affetto» (Gian Mario Villalta, in Il respiro e lo sguardo, BUR). Sì, poiché tutto questo vociare si sospende in un vuoto, in un pentagramma che possiamo condividere, noi dalla parte dei fortunati lettori e lei dalla parte di chi modella la creta.

 

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