Le Ghiande. Ecoletture

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SABATO 10 GIUGNO – CIRCOLO DEI LETTORI, ORE 17:30

CinemAmbiente in collaborazione con Il Circolo dei lettori, Casacomune e la Libreria Binaria Centro Commensale ha organizzato nei primi mesi del 2023, una serie di presentazioni editoriali, le Ecoletture. Il ciclo di quest’anno si conclude durante il Festival con la presentazione del volume Ecovisioni. L’ecologia al cinema dai fratelli Lumière alla Marvel di Marco Gisotti, pubblicato da Edizioni Ambiente. Racconto della storia del cinema attraverso le tematiche dell’ambiente e del clima, il libro passa in rassegna 150opere, un excursus cronologico che parte da quello che Bertrand Tavernier definì “il primo film ecologista mai realizzato”, ovvero Baku, prodotto dai fratelli Lumière nel 1887, per spaziare da Buster Keaton a Metropolis, da Bambi a 2022: i sopravvissuti, dal primo Avatar al più recente Siccità, includendo i grandi film e i registi più significativi che dalla nascita del cinema ad oggi hanno saputo descrivere o evocare con il proprio stile la crisi ecologica e le sue possibili soluzioni. Pellicole che hanno rivelato pezzi di storia del nostro Paese anche indirettamente, come la vera tragedia del Polesine ne Il ritorno di Don Camillo, ma anche argomenti di specifica attualità, come gli speculatori sull’ambiente nemici di James Bond in 007 Quantum of Solace o i film della Marvel nei quali la metafora dell’11 settembre è sostituita dalla preoccupazione per il futuro delle risorse e degli ecosistemi.

Lattenzione è rivolta anche agli impatti ambientali e alla possibile eco-sostenibilità dell’intera filiera cinematografica. «Cinema ed ecologia sono invenzionidellOttocento – scrive Gisotti – Se la prima proiezione pubblica dei fratelli Lumière risale al 1895, quasi trentanni prima, nel 1866, il biologo tedesco Ernst Haeckel, avevo inventato la parola ecologia. Un secolo dopo lEuropa si è data come obiettivo il 2050 per uscire dalla crisi climatica. Anzi, si è data quellorizzonte per diventare climaticamente neutra, altro che uscirne! Per arrivare al 2050 avremo bisogno di un cinema dellottimismo della ragione, ma che non nasconda la CO2 sotto il tappeto, che sfidi lignoranza scientifica ma senza diventare tecnocratico, che abbia la forza della denuncia senza far voltare altrove il suo pubblico, che proponga un nuovo patto fra uomo e natura. Soprattutto di un cinema che non abbia bisogno di diventare dottrina, propaganda o manifesto, ma che faccia quello che ha sempre fatto: intrattenere il suo pubblico. E, intrattenendolo, lasciare che si rispecchi nelle sue ecovisioni.»

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