27° CinemAmbiente – I VINCITORI

Il 27° Festival CinemAmbiente conclude la sua parte concorsuale oggi, domenica 9 giugno, con la cerimonia di premiazione dei film vincitori, alle ore 19, al Museo Nazionale del Cinema – Mole Antonelliana.

Una selezione di 44 titoli tra quelli proposti in sala nella 27^ edizione sono visibili gratuitamente online tramite il sito del Festival, www.festivalcinemambiente.it, fino al 18 giugno, sulla piattaforma OpenDDB (capienza di 500 accessi per ciascun titolo).

 

 PREMI

I premi attribuiti al termine della 27^ edizione del Festival sono:

 

Premio Asja per il miglior documentario della sezione internazionale, assegnato a maggioranza dalla giuria composta da Luciano Barisone, Rachel Caplan, Davide Ferrario, Diana Garlytska, Stefano Mancuso, a:

The Battle for Laikipia di Daphne Matziaraki, Peter Murimi (Kenya/USA 2023)

con la seguente motivazione:

Quest’opera coinvolgente cattura con forza la complessa eredità del colonialismo britannico in Kenya, bilanciando la precaria posizione attuale dei discendenti dei coloni bianchi con gli impatti devastanti dei cambiamenti climatici sulle comunità indigene. I registi hanno sapientemente delineato un ritratto empatico degli individui coinvolti in questo conflitto, offrendo agli spettatori una visione articolata di entrambe le parti. Attraverso la sua incisiva narrazione, le riprese magistrali di fauna e paesaggi mozzafiato e l’intimità profonda con i suoi personaggi, il film svela la lotta senza esclusione di colpi per la terra e le risorse. The Battle for Laikipia è un’indagine fondamentale e puntuale su questioni ambientali e sociali che invita il pubblico a formulare conclusioni personali e che si distingue per la narrazione delicata del legame indistruttibile tra l’uomo e la sua terra.

 

La giuria ha inoltre assegnato una menzione speciale a:

Once Upon a Time in a Forest di Virpi Suutari (Finlandia 2024)

con la seguente motivazione:

Quest’opera cattura lo spettatore con dettagli vividi e riprese straordinarie della biodiversità, mentre una colonna sonora coinvolgente amplifica la bellezza delle scene. I giovani protagonisti, con la loro sincerità e ingenuità, riescono a trasmettere l’amore per la natura dallo schermo direttamente al cuore del pubblico. Il loro fervore e impegno per l’attivismo ambientale risuonano con chiarezza, rendendo l’esperienza vicina a tutti gli spettatori. Il film conquista i cuori con le sue scene di natura placida, invitando lo spettatore a immergersi nella pacifica quiete delle foreste finlandesi.

 

Premio SMAT per il miglior cortometraggio della sezione internazionale, assegnato dalla giuria composta da Joana Fresu de Azevedo, Natalia Beatrice Giannitrapani (Nathalie), Alessia Iotti (@alterales), a:

The Feast di Rishi Chandna (India 2023)

con la seguente motivazione:

Leggerezza nella narrazione, potenza delle immagini e forza e tenacia delle donne nel farsi carico non solo della gestione microeconomica di un sistema complesso come quello ittico, ma anche della necessità di una tutela ambientale per non dimenticare il proprio passato e le proprie tradizioni sono gli ingredienti di una cena che potrebbe risultare indigesta. Ma che rendono la visione del corto piacevole e potente, per la sensibilità e l’ironia con cui le vicende vengono raccontate.

 

La giuria ha inoltre assegnato una menzione speciale a:

Bat Boy di Aaron Lemle (USA 2023)

con la seguente motivazione:

Per la capacità, in modo delicato, di affrontare più tematiche, mantenendo un equilibrio tra narrazione e tecnica e creando un ambiente empatico con i personaggi. Che siano giovani ragazzi o animali normalmente discriminati dalla società.

 

Premio IREN del pubblico per il miglior documentario in gara nel Concorso internazionale, assegnato dagli spettatori del Festival a:

Lonely Oaks di Fabiana Fragale, Kilian Kuhlendahl, Jens Mühlhoff (Germania 2023)

 

Riconoscimenti e premi speciali:

 

Riconoscimento speciale “Gaetano Capizzi” per il miglior film della sezione Made in Italy, assegnato dal relativo comitato, composto da Enrico Camanni, Serenella Iovino, Giovanni Iozzi, a:

Un paese ci vuole. Zavattini, Luzzara e il Po di Francesco Conversano e Nene Grignaffini (Italia 2023)

con la seguente motivazione:

In un film denso e poetico e con una fotografia spettacolare, i registi ci portano sul Grande Fiume per un racconto epico e minimalista sulla poesia delle radici, rivelandoci che le nostre appartenenze sono mobili, aperte e in divenire. E che essere è immaginare. Luzzara è un paesaggio della Resistenza, ma è anche un paesaggio di resistenza: resistenza poetica e narrativa, resistenza della fantasia. Con delicatezza e ironia in perfetto stile zavattiniano, il film ci mostra un paesaggio dove l’immaginazione si stacca dalle cose e guida lo sguardo, mettendoci (direbbe Gianni Celati) “in uno stato d’amore per qualcosa là fuori”. Il film si muove in quest’orizzonte con l’allegria un po’ malinconica e il realismo magico dell’ostinazione cari al fondatore di questo Festival.

Premio Slow Food, istituito dal Festival e da Slow Food Italia, per il film che meglio abbia saputo indagare il rapporto tra cibo e ambiente e i temi dell’alimentazione sostenibile e dei consumi alimentari consapevoli, assegnato dalla giuria composta da Barbara Nappini, Serena Milano, Roberto Burdese, Piero Sardo, a:

Common Ground di Josh e Rebecca Tickell (Messico/USA 2023)

con la seguente motivazione:

Un cast da grande film, sceneggiatura, fotografia e regia all’altezza dei protagonisti: è piuttosto raro che tanto talento e tanta qualità vengano messi al servizio di una causa così importante eppure così poco considerata. Senza suolo fertile non c’è vita eppure in meno di un secolo abbiamo drammaticamente eroso questo patrimonio prezioso e indispensabile alla sopravvivenza del genere umano. Abbiamo disperso millenni di saperi in nome dell’ottusa ricerca del profitto per pochi. Ma c’è ancora speranza, chi ha già abbracciato il cambiamento ci sta indicando la strada da seguire e un film come Common Ground può fare moltissimo per diffondere il messaggio. Questo lungometraggio riesce sapientemente a unire lo spirito di CinemAmbiente e i temi cari a Slow Food, in una sintesi perfetta che non poteva non essere premiata.

 

La giuria ha inoltre assegnato una menzione speciale a:

Until the End of the World di Francesco De Augustinis (Italia 2024)

con la seguente motivazione:

Quando al ristorante ordiniamo pesce, la domanda di rito è se è pescato o d’allevamento. Dell’allevamento non sappiamo nulla, ma sappiamo che il pesce selvaggio è più buono. Una domanda gourmet dunque. Come allevamento pensiamo a stagni e laghetti, che non nuociono a nessuno tranne che ai pesci, ma i pesci non parlano, non gemono, non si lamentano. De Augustinis ci mette di fronte a una realtà ben diversa: traccia una mappa di moltissime coste del mondo dove la presenza di allevamenti di milioni di pesci sta travolgendo economie locali sostenibili e sta impoverendo il mare. Il racconto di De Augustinis ci spalanca nuove gravissime questioni ambientali e sociali. Il titolo del film è volutamente ambiguo: allude al viaggio fatto per le riprese, ma anche al fatto che siamo di fronte ad un impoverimento spaventoso dell’ambiente marino. E se il mare muore il destino dell’umanità non ha scampo. La vita è nata in mare e in mare finirà.

 

Premio Ambiente e Società, istituito dal Festival e dalla Cooperativa Sociale Arcobaleno, per il film, scelto dai lavoratori e dalle lavoratrici della Cooperativa, che meglio abbia saputo coniugare i temi ambientali e la dimensione sociale, assegnato a:

Food for Profit di Giulia Innocenzi, Pablo D’Ambrosi (Italia 2024)

con la seguente motivazione:

Se il cinema oltre che valida espressione artistica deve essere anche azione di denuncia e assunzione di responsabilità, Food for Profit adempie con pienezza a questa missione denunciando coraggiosamente il pericoloso scollamento tra la parola e l’azione e più ancora tra principi condivisi ed il loro consapevole tradimento.

 

Premio Casacomune, istituito dal Festival e da Casacomune Scuola e Azioni, per il film o l’autore che meglio sia stato in grado di riflettere temi legati alla spiritualità intesa come dimensione strettamente legata alla natura di cui facciamo parte, assegnato a:

a Virpi Suutari (Finlandia), regista di Once Upon a Time in a Forest

con la seguente motivazione:

Per la sua capacità di entrare con estrema delicatezza nel cuore della foresta, raccontando la meraviglia della natura in un film che, da una parte, denuncia i rischi e i pericoli che essa corre in tutto il mondo per l’azione dell’uomo, ma che dall’altra fa emergere la forza e la determinazione con cui i giovani – baluardi di speranza per il futuro – si ergono a suoi difensori e custodi.

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